UNA CHIESA CHE VUOLE COMUNICARE

L’attualità del Concilio Vaticano II. Apre l’incontro Roperto Repole, intervengono Cesare Nosiglia, Michele Brambilla,  Paolo Tomatis  e Dario Edoardo Viganò

TIZIANA BETTINELLI, 18.04.2015                          FOTOGALLERY

TORINO – Una Chiesa che vuole comunicare e che sa comunicare è una Chiesa dentro la comunità. È questo il tema trattato lunedì 13 aprile al Cinema Massimo di Torino, durante la presentazione del primo volume del Commentario ai documenti del Concilio Vaticano II, a 50 anni dalla sua conclusione.

Dedicato alla costituzione conciliare Sacrosanctum concilium, riguardante la liturgia, e al decreto conciliare Inter mirifica sui mezzi di comunicazione, con i testi di Luigi Girardi, Andrea Grillo e Dario Edoardo Viganò.

Dopo aver fatto gli onori di casa e presentato gli ospiti, Alberto Barbera, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, ha lasciato la parola a don Roberto Repole, presidente dell’Associazione Teologica Italiana e curatore del progetto.

A 50 anni dalla conclusione del Concilio, non ci sono più coloro che ne furono i protagonisti, i padri conciliari e i periti, e sta scomparendo la generazione di chi ha vissuto in prima persona il mutamento conciliare e ne ha custodito la memoria. Perciò i documenti sono oggi un faro per le future fasi di ricezione, un punto di riferimento importante. Sostiene Repole: «Ci è parso bello presentare il primo volume all’insegna dello slogan la Chiesa che comunica» di cui testimone è sicuramente Papa Francesco che, con la sua comunicazione semplice ma penetrante, sta portando  nuova linfa vitale alla Chiesa ed al mondo intero.

Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, afferma che «comunicare è un valore e un diritto ed è da sempre mestiere della Chiesa, come dimostra Gesù Cristo, perfetto comunicatore». E continua, sottolineando l’importanza di capire che «il potere della parola passa anche attraverso i nuovi strumenti di comunicazione di massa, solo così potrà continuare la catena della Parola salvifica».

Parlando di comunicazione Nosiglia ricorda l’imminente Ostensione della Sindone, evento da intendersi come «pellegrinaggio verso il Signore attraverso un’immagine che comunica e che penetra nel cuore» ma anche evento«di grande richiamo mediatico che coinvolgerà le tecnologie più innovative per raggiungere persone di ogni ceto sociale in tutto il mondo».  Accenna poi al prossimo Convegno Ecclesiale Nazionale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” (Firenze 9-13 novembre 2015) che  offrirà altri spunti per la riflessione sui linguaggi e gli stili del comunicare con scenari diversi e occasioni di confronto. «Possiamo quindichiosa Nosiglia definire  i nuovi media come  nuovi modi di entrare in dialogo e spalancare le porte, di uscire dai nostri recinti».

Un’analisi sulla comunicazione della Chiesa viene fatta, poi, da Michele Brambilla, vicedirettore del quotidiano La Stampa. Partendo dall’episodio, vissuto da inviato, delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, il giornalista rileva che «la Chiesa comunica col mondo in modo semplice, ma purtroppo spesso non viene capita… i giornalisti stessi creano una versione distorta delle cose, immaginando chissà quali retroscena». Questo, appunto, si è manifestato con reazioni di sgomento e paura dei suoi colleghi alla notizia dell’abbandono del soglio Petrino mentre la gran parte dei fedeli era fiduciosa e serena perché convinta che “Cristo salva sempre la Chiesa”. Sottolinea che «c’è una dimensione che non cogliamo:  è quella della Fede che va oltre le logiche dell’economia e della sociologia; allora tutto si fa per un’altra motivazione».

Don Paolo Tomatis, docente della facoltà di Teologia di Torino, invece si concentra sul Sacrosantum Concilium, il testo conciliare sulla liturgia, accostato a Inter Mirifica per ricordarci che «la liturgia è un medium multimediale che utilizza diversi codici e diversi linguaggi per una comunicazione alquanto singolare». Il Concilio è stato un evento linguistico che ha cambiato il modo di comunicare con uno stile di linguaggio meno giudiziale e più partecipativo alla ricerca di una maggiore prossimità alla vita e alle questioni del mondo.

Chiude l’incontro Monsignor Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano nonché docente universitario tra i massimi esperti di comunicazione. Ripercorre, con chiarezza e accattivante verve espositiva, le modalità comunicative dei papi del ´900 sottolineando il non sempre facile rapporto di comprensione tra Chiesa e Media. Nelle prime fasi del Concilio, infatti, il segreto rendeva pressoché impossibile divulgarne i contenuti, ma in un secondo periodo è emersa l’importanza e l’esigenza di aprirsi al dialogo per rendere la Chiesa comprensibile e alla portata di tutti. Presenta infine una pregnante video-intervista abilmente tratta dal suo recente incontro con il neo cardinale Loris Capovilla che, nonostante i 99 anni, ricorda con brio e acuta vivacità alcuni momenti di Papa Giovanni XXIII°, di cui  fu fedelissimo segretario personale.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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