“CACCIATORI DI PIETRE FRA TORINO E BERLINO”
Alla Biblioteca Reale una coinvolgente mostra all’insegna della Civiltà Romana in Piemonte
TIZIANA BETTINELLI, 17.04.2015 FOTOGALLERY
TORINO – Come l’amore per le epigrafi e la storia antica ha affascinato in passato grandi personalità di uomini illustri, ora anche noi possiamo lasciarci cogliere dagli stessi sentimenti.
Fino al 26 giugno è infatti possibile visitare l’eccezionale mostra “Carlo Promis e Theodor Mommsen: cacciatori di pietre fra Torino e Berlino” che presenta gli studi fatti sulla civiltà dell’epigrafe in Piemonte. Nella splendida cornice della Biblioteca Reale di Torino, Silvia Giorcelli Bersani, dell’Università degli Studi di Torino, e Giovanni Saccani, direttore della Biblioteca Reale, hanno allestito una mostra unica e affascinante in un’ambientazione suggestiva e carica di profumo di cultura e conoscenza, un interessante viaggio nei segni della romanità subalpina.
Il tutto raccontato attraverso le scoperte e le testimonianze di due grandi figure del panorama epigrafico.Da un lato il tedesco Theodor Mommsen (1817-1903) eccellente studioso dell’antichità, oltre che giurista, filologo, epigrafista e uomo politico. Considerato il padre dell’epigrafia moderna, ha esportato in Italia il metodo storico e filologico tedesco che si è poi divulgato presso gli studiosi di antichità: la necessità dell’autopsia e dell’eliminazione dei falsi, la ricostruzione accurata e sensata del testo e il recupero di tutta la tradizione storiografica. Dall’altra Carlo Promis (1808-1873), professore di architettura, urbanista e archeologo che insieme al fratello Domenico, bibliotecario reale, e al nipote Vincenzo, storico e bibliotecario anch’egli, fu il punto di riferimento durante tutta la seconda metà dell’Ottocento per gli appassionati di antichità classiche.
Si creò così un asse di lavoro vincente tra Italia e Germania, che portò anche alla realizzazione del Corpus Inscriptionum Latinarum , la più importante raccolta di iscrizioni romane fino ad oggi realizzate, il cui tomo 2 del quinto volume Inscriptiones Galliae Cisalpinae Latinae, pubblicato nel 1877, è relativo al Piemonte romano. La relazione tra Mommsen e Promis si sviluppò in un’intensa collaborazione e in una vera amicizia: tra i due avvenne un fitto scambio di appunti personali e disegni di molte epigrafi, di risultati delle autopsie compiute nel corso degli anni e di contatti dei collezionisti più affermati. Inoltre il piemontese accompagnò spesso il tedesco in missioni sul territorio e lo ospitò a Torino nel modo più generoso, procurandogli libri, manoscritti ed articoli.
Il fitto carteggio tra i due testimonia una meticolosa opera di lettura, trascrizione e interpretazione delle epigrafi, in cui era oggetto di confronto e scambio di idee ogni termine, ogni singola lettera, ogni lacuna, ogni ipotesi ricostruttiva. Per esempio, intensi furono gli scambi di impressioni sui i frammenti in lingua greca di Q. Glizio Atilio Agricola di Augusta Taurinorus, e diverse furono le ipotesi fatte su un frammento in lingua latina dello stesso autore. Un altro caso che illustra il minuzioso lavoro di ricerca compiuto da Mommsen e Promis è lo studio dell’iscrizione funeraria del soldato britanno Catavigno, figlio di Ivomagno, rinvenuta a Cuneo nel 1869 e databile al 69 d.C. Tutto questo è visionabile nella mostra, dove inoltre si possono trovare una collezione di epigrafi cristiane e altre lapidi del Museo di Antichità che furono al centro degli studi di Mommsen e di Promis.
La mostra è inserita nel quadro degli eventi di “Torino incontra Berlino”, progetto di dialogo culturale con Berlino e la Germania, che prevede un ricco programma di iniziative per tutto il 2015 coinvolgendo le principali Istituzioni culturali torinesi.
L’esposizione è realizzata con il sostegno di Città di Torino, Compagnia di San Paolo, Accademia delle Scienze di Torino, Università di Torino, Soprintendenza archeologica del Piemonte, Archivio di Stato di Torino, Museo Civico di Cuneo, Biblioteca del Seminario di Asti e Ospizio del Gran San Bernardo.
Fotogallery di Carlo Cretella
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