GUIDO DIEMOZ: IL CANTASTORIE DEL LEGNO
Manta raccoglie in una mostra le opere del grande scultore valdostano
MARTINA BIANCO, 22.03.2015 FOTOGALLERY
MANTA – Guido Diémoz è diretto e sincero quando gli viene chiesto cosa rappresenti per lui la scultura: <<È la mia vita>>. Poche parole che si riempiono di significato non appena ci si trova di fronte ad una delle sue sculture e si scorge dietro ad ogni intaglio la passione con cui l’ artista valdostano da’ vita ai suoi ricordi attraverso il legno.
Un uomo semplice e riservato, che si imbarazza un po’ al momento di prendere la parola durante l’ inaugurazione della sua mostra personale di scultura, svoltasi sabato 21 marzo 2015 nella suggestiva chiesa di Santa Maria del Monastero a Manta. L’esposizione durerà fino al 28 giugno 2015 e sarà visitabile gratuitamente la domenica e i festivi dalle 14:30 alle 18:30 e dal lunedì al sabato su prenotazione. L’ evento è stato presentato dal sindaco del paese, Mario Guasti, accompagnato dai primi cittadini di Frabosa Sottana, Adriano Bertolino, e Marmora, Emanuele Ponzo.
I tre paesi, legati da un amore profondo per la millenaria civiltà provenzale, hanno realizzato il progetto “Alpi dell’ Arte”, che intende verificare lo stato attuale della cultura tradizionale nei territori alpini. A questo fine, nei tre comuni interessati sono state organizzate delle mostre che raccolgono le opere di grandi artisti del legno e della pietra che vivono nei territori montani. Importante sottolineare che la rassegna è aperta gratuitamente al pubblico, per stimolare un riavvicinamento tra i cittadini e la loro cultura tradizionale, che sembrano aver dimenticato.
Per lo stesso motivo, durante l’ inaugurazione sono state consegnate 7 targhe a cittadini meritevoli che svolgono dei lavori “artigianali”. Le prime tre targhe sono state scolpite e consegnate da Diémoz al restauratore Guido Sismondi e ai 2 panettieri del paese, Donadio Marco e Giusiano Piero, perché con le loro mani ridanno ogni giorno vita al grano.
Un gesto che ricorda come l’ arte non sia un’ occasionale manifestazione eccentrica, bensì un amore quotidiano nel dare nuova forma ai materiali più semplici. È questo il principio che anima lo stesso Diémoz, che spiega così il suo lavoro: <<Mi piace definirmi un cantastorie. Io interpreto il mondo rurale in cui vivevo 50 anni fa, quando la tecnologia non aveva ancora intaccato lo scorrere lento e armonioso della vita in campagna>>.
Una realtà agreste che ha conosciuto anche il famoso ed eccentrico André Gabrièl, valdostano docente di musica tradizionale al conservatorio di Marsiglia, che ha incantato il pubblico presente con delle melodie provenzali. Per riprodurre questi suoni particolari si è servito di due strumenti tipici della sua terra natale: il galoubet, una sorta di piccolo flauto, e il tambourin, un grosso tamburo.
Particolari che hanno fatto vivere una giornata all’ insegna dell’ arte e della tradizione. Due concetti apparentemente lontani, che si fondono indissolubilmente grazie alla sapiente mano di artisti che plasmano gli elementi dell’ una e dell’ altra fino a formare delle opere d’ arte senza tempo.
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