PARLA L’AMBASCIATORE POLACCO PRESSO LA SANTA SEDE

Piotr Nowina-Konopka e la forza della solidarietà, oggi come 35 anni fa

Scilla Altavista, 08.03.2015                          FOTOGALLERY

TORINOEra l’agosto 1980 quando i cantieri navali Lenin di Danzica scossero la città polacca con uno sciopero, che si sarebbe poi esteso a tutta la nazione. Operai e intellettuali si unirono per dire basta all’oppressione del regime comunista. Ed era il 17 settembre 1980 quando in seguito a questo sciopero venne creato il primo sindacato libero e indipendente all’interno del blocco sovietico: Solidarność.

Piotr Nowina-Konopka, ambasciatore polacco presso la Santa Sede e all’epoca portavoce di Lech Wałęsa, il celebre fondatore e poi presidente del movimento sindacale, ha ricordato a distanza di 35 anni il significato di quegli avvenimenti. Nel salone della Fondazione Carlo Donat-Cattin giovedì 5 marzo l’ambasciatore è infatti stato protagonista della lectio magistralis “Danzica 1980. Con Solidarność nasce una democrazia”, come parte delle iniziative culturali realizzate dal Polo del ‘900 – gruppo organizzatore di incontri e progetti sostenuto dal Comune di Torino e dalla Compagnia san Paolo – e coordinate dall’Unione Culturale Antonicelli. A introdurre e moderare il dibattito Domenico Lo Bianco, segretario della CISL Torinese, e il giornalista Giorgio Aimetti.

L’intervento di Lo Bianco ha evidenziato la rilevanza storica, sociale e politica del fenomeno Solidarność, non solo per la Polonia e per l’universo sovietico, ma anche per l’intero blocco occidentale e per l’Italia in primis. Con la nazione polacca l’Italia condivide infatti una tradizione di scambi culturali e umani che hanno il fulcro nel cattolicesimo – basti pensare al Pontificato di Papa Wojityła. In occasione delle agitazioni del mondo operaio in Polonia, fin dagli anni Cinquanta e Sessanta (in corrispondenza con le sfortunate battaglie sostenute dai popoli ungherese e cecoslovacco), il sostegno dato dai sindacati italiani alla battaglia dei lavoratori polacchi contribuì a ricucire i rapporti tra CGIL CISL e UIL, che nel 1972 si unirono infatti in Federazione. Si trattò, per così dire, di un contagio di solidarietà.

La storia di Solidarność è appunto, ancor prima che di democrazia, una storia di solidarietà. La solidarietà è infatti ontologicamente e storicamente anteriore alla democrazia. È in altre parole «la condizione preliminare alla sua nascita, perché senza solidarietà non vi è uguaglianza, e senza uguaglianza non vi è democrazia», argomenta Nowina-Konopka. La nascita del sindacato e la realizzazione degli obiettivi che si poneva furono infatti possibili solo grazie alla solidarietà.

La lotta polacca all’oppressione del regime comunista non comincia nel 1980. Quando, dopo la fine della seconda guerra mondiale, le potenze alleate riconobbero l’annessione della Polonia orientale all’Unione Sovietica, già stipulata segretamente da Hitler e Stalin nel 1939 con il patto Molotov-Ribbentrop, venne infatti organizzata una forma di resistenza armata, che tentava di lottare contro l’ideologia imposta, le persecuzioni religiose e politiche, la povertà. Ma la superiorità dell’oppressore era tale da impedire ogni rivendicazione. «La strategia dittatoriale sovietica – commenta l’ambasciatore – aveva il suo punto di forza nell’atomizzazione della società, cioè nel deliberato progetto di privare un popolo dei legami di solidarietà al fine di renderlo più debole e più facile da controllare». Le prime rivolte avvennero solo nel 1956, quando gli operai delle officine Stalin di Poznan entrarono in sciopero. In contrasto col maggior liberalismo del governo di Gomułka, allineato alla destalinizzazione che il XX Congresso del Partito Comunista aveva stabilito di perseguire, la repressione fu durissima. Nella loro lotta gli operai erano soli; gli intellettuali troppo impauriti. Soltanto nel 1968 costoro, unitamente agli studenti, fecero sentire la propria voce all’interno del coro europeo a favore della libertà nella cultura. Furono invece gli anni ’70 a segnare l’inizio di un’azione combinata e quindi solidale tra lavoratori e intellettuali. Nel 1976, dopo l’ennesima repressione delle proteste contro l’aumento del prezzo dei beni di prima necessità, un gruppo di intellettuali dissidenti fondò il KOR, Comitato di Difesa degli Operai. Fu questo episodio, insieme alla nascita di altre associazioni clandestine e alla lotta per una cultura libera, a creare i prodromi di una vera solidarietà sociale.

Ma Solidarność, precisa Nowina-Konopka, deve la sua nascita non soltanto alle lotte sociali, culturali e politiche degli anni precedenti, ma anche al carisma particolare di un uomo: Karol Wojtyła. Nel 1978 la sua elezione a Pontefice riempì il popolo polacco di orgoglio e speranza. Il suo richiamo al diritto all’indipendenza e a una vita dignitosa di ogni popolo, in particolare del proprio, significava che gli operai potevano contare, oltre che sulla solidarietà degli intellettuali, su una vera e propria guida spirituale; esso aiutò a rivitalizzare in Polonia quel senso di unità nazionale che da decenni era andato perduto. Il senso di identità e comunità esplose l’anno successivo, quando Giovanni Paolo II si recò in visita in patria e tenne messa a Varsavia. Le sue parole «Che scenda il tuo spirito e rinnovi il volto della terra. Di questa terra!» risuonarono forti nell’animo di ogni polacco.

Queste le premesse di quell’agosto 1980, in cui gli operai, forti della solidarietà interna – fra di loro – ed esterna – degli intellettuali, del Vaticano, del mondo occidentale – riuscirono ad intavolare delle negoziazioni, seppur difficili, col governo. «Si trattava di una breccia all’interno della dottrina comunista», osserva Nowina-Konopka. Solidarność non era un normale sindacato, cioè asservito e funzionale al partito. Era un sindacato autonomo e indipendente, i cui dirigenti venivano eletti democraticamente. Riempiendo un vuoto sociale e politico, Solidarność segnava una svolta rivoluzionaria. Era una struttura polivalente, e lottava parimenti per l’indipendenza, i diritti dei lavoratori, la libertà di opinione politica e di espressione artistica. I suoi valori di fondo erano la solidarietà e la non violenza.

Nel settembre 1981, quando si tenne il primo Congresso Nazionale e Lech Wałęsa ne venne nominato Presidente, il Sindacato contava già 10 milioni di membri, su una popolazione di 40 milioni. Il Manifesto elaborato dal Congresso era un invito a tutti gli altri stati satelliti dell’Unione Sovietica ad unirsi nel cammino e nella lotta per la conquista della democrazia. Un cammino che subì una battuta d’arresto quando nel dicembre dello stesso anno il governo militare del generale Jaruzelski impose al Paese la legge marziale, col deliberato scopo di stroncare l’opposizione. Ancora una volta, vennero perseguite l’atomizzazione della società e la punizione della solidarietà. Tuttavia, grazie al sostegno morale e materiale dell’opinione pubblica occidentale, comprese quella italiana e vaticana, e grazie alle trasformazioni in corso nell’Unione Sovietica con l’elezione di Gorbačëv, la lotta di Solidarność potè resistere sotterraneamente e infine ottenere, nel 1989, l’indizione di elezioni semi-democratiche. Lech Wałęsa divenne il primo Presidente eletto, dando l’inizio al progressivo smantellamento del blocco sovietico.

La storia di Solidarność si rivela più che mai attuale. La guerra civile che in questi mesi devasta l’Ucraina dimostra che la libertà, anche quando conquistata, non può mai essere data per scontata. La solidarietà, principio fondamentale che consentì alla Polonia di diventare una delle democrazie più solide emerse dall’ex blocco sovietico, può tornare ad essere la chiave di una strategia vincente per risolvere molti dei conflitti e delle contraddizioni della società odierna.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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