GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II SANTI INSIEME

Il Papa Buono e il Pastore del mondo, due itinerari diversi di vita vissuta alla presenza del “Dio della tenerezza e della misericordia”       

Renzo Gamerro, 29.04.2014

IVREA – Ero appena stato ordinato sacerdote da soli sei giorni, quando il  1° luglio 1956 don Pietro Giachetti – professore di filosofia al seminario di Ivrea ed assistente ACLI – mi invitò a partecipare ad un incontro su temi ecumenici a La Mendola, nei pressi di Bolzano. Gran regalo per me,  giovane prete desideroso di conoscere il mondo, ma privo di ogni risorsa economica. 

Il convegno era presieduto dal Cardinale Angelo Roncalli, patriarca di Venezia. Subito Roncalli si dimostrò molto affabile con tutti e, in un momento di riposo si mise a giocare  a bocce con un gruppo di sacerdoti. Mentre assistevo incuriosito e divertito, d’un tratto con un cenno della mano si rivolse a me dicendomi: «Tu che sei piccoletto, vieni qui … Aiutami a prendere le bocce da terra, ho la pancia … mi è difficoltoso chinarmi …».  Io, il più piccolo della nidiata, contentissimo iniziai a porgere le bocce al Cardinale.

Oggi, 27 aprile 2014, posso dire di aver giocato a bocce con un Santo simpaticissimo; questo ricordo mi riempie di grandissima gioia nel giorno della Sua canonizzazione in piazza S. Pietro. Che commozione. Alla presenza di due Papi, centinaia di Vescovi e sacerdoti, migliaia e migliaia di persone ecco due nuovi Papi Santi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: due itinerari di vangelo vissuto, il meglio possibile, sulle orme di Gesù Cristo, indicati al mondo come autentiche interpretazioni della Buona Novella.

Anche di Giovanni Paolo II ho un ricordo che custodisco come un gran bene ricevuto: quando al campo sportivo di Ivrea il 19 marzo 1990 lo salutai, dopo essergli stato a fianco per un giorno intero e gli dissi «Santità, Lei è stato una benedizione per noi …», mi rispose: «Anche tu per me».  Poi mi abbracciò, come un padre abbraccia un figlio. E gli occhi si incrociarono. Sono stato abbracciato da un Santo.

Perchè due Santi, così diversi, nello stesso giorno? Che cosa rappresentano per noi e per il mondo questi due esempi di vita ?

Anzitutto quella del 27 aprile 2014 è una domenica mai vista: due Papi, Francesco e Benedetto XVI, che si abbracciano e concelebrano per ”canonizzare” altri due Papi: un grande messaggio al mondo tutto.

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno entrambi avviato la Chiesa ad accettare la sfida della modernità e hanno cercato di sollecitarla a dare risposte. Giovanni XXIII, con un colpo di genio, ha convocato il Concilio Vaticano II. Giovanni Paolo II ha ricollocato la fede cristiana al centro della storia.

Entrambi hanno così dato vita a nuove stagioni della Chiesa. La Chiesa, nella sua lunga storia, ha vissuto sempre stagioni diverse con diverse fioriture di Vangelo vissuto e di santità, alcune in cui  “la salvezza” portata da Cristo era più visibile e attiva, altre più sterili ed oscure. Le une e le altre, sempre promosse e guidate da Papi.

Angelo Roncalli, il “Papa buono” degli anni 60 del secolo scorso – faccio mia l’espressione del prof. Franco Garelli – «ha sparso il sapore di Dio in tutte le relazioni umane». Carol Wojtyla, “l’Araldo di Dio” degli anni 80 – 2000, ha dato forma storica all’invito di Gesù “Andate in tutto il mondo, annunciate il mio Vangelo a tutte le creature”, facendo di sè stesso il “Pastore del mondo”.

Hanno fatto errori? Certamente: nessun santo è perfetto e non è santo per i possibili miracoli, ma per aver dato forma al Vangelo nel modo migliore possibile con tutta la donazione di se stesso. Paolo di Tarso ha detto di sèNon sono più io che vivo: è Cristo che vive in me”. Noi, l’affermazione di Paolo, la vediamo vivente in Roncalli e Wojtyla, nei due tentativi riusciti di vivere “l’imitazione” di Cristo.

Questa imitazione è ben visibile nel fatto che entrambi hanno raccontato e vissuto, nella nostra storia, la presenza del “Dio della tenerezza e della misericordia”, il Dio raccontato da Gesù.

Giovanni XXIII nell’aprire il Concilio Vaticano II afferma «Oggi la Sposa di Cristo preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che della severità: essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi mostrando la validità delle sue dottrine piuttosto che con la condanna». Giovanni Paolo II, del Dio della misericordia, ha fatto il manifesto del suo pontificato nell’enciclica del 1980 “Dives in misericordia”.

Questi due nuovi Santi sono “uomini coraggiosi” che hanno esplorato e vissuto l’umano fin nella sua profondità, «fino a mettere le loro mani nelle piaghe della carne di Cristo,- afferma Papa Francesco –  proprio perché hanno vissuto tutto l’umano come Cristo e non hanno avuto vergogna della carne del fratello» hanno incontrato Dio e si sono, per così dire, posizionati dalla sua parte.

La “Misericordia e la Tenerezza” sono anche le linee guida del rinnovamento di Papa Francesco, teso a presentare al mondo d’oggi il “Dio amore”.

Un milione a Roma, due miliardi di persone di tutti i continenti hanno fissato i loro occhi, il 27 Aprile 2014, nei volti di Roncalli e Vojtyla mentre Papa Francesco si rivolgeva al mondo intero con la preghiera: « entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama».