LA STAGIONE DELLE RIFORME: ESAME CRITICO DELLE LEGGI ELETTORALI
All’incontro, aperto dal generale Giovanni Fantasia, sono intervenuti i politologi Giorgio Galli e Daniele Vittorio Comero, autori del libro “Ricostruire la democrazia. La tela di Penelope delle riforme elettorali”
Principia Bruna Rosco, 11.02.2014
MILANO – Lunedì 3 febbraio , al Circolo di Presidio dell’Esercito Militare Lombardia di Milano, la Sezione UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo) ha organizzato l’interessante incontro su La stagione delle riforme: un esame critico delle Leggi elettorali. Tema concernente le proposte di riforma in discussione alla Camera, tra cui quella denominata Italicum. I meccanismi dei sistemi elettorali sono stati spiegati da un punto di vista tecnico, asettico e, soprattutto, apartitico.
Sono intervenuti i famosi politologi Giorgio Galli e Daniele Vittorio Comero, autori del libro “Ricostruire la democrazia. La tela di Penelope delle riforme elettorali”, Solfanelli Editore.
Ha aperto l’incontro il Generale di Divisione (aus) Giovanni Fantasia, Presidente dell’UNUCI e dell’Associazione Amici di Palazzo Cusani, il quale ha rimarcato che questa conferenza avrebbe aiutato a districarsi nel difficile percorso delle leggi elettorati e, soprattutto, sull’ultima: l’Italicum.
Il prof. Giorgio Galli, uno dei maggiori politologi italiani, docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Milano, autore di molti libri di scienza politica, incentrate soprattutto sulla recente storia politica italiana, ha relazionato sulle vicende politiche che hanno portato a questa proposta, dalle dimissioni del Presidente Berlusconi a oggi. «Una Legge Elettorale – afferma il Professore – potrebbe essere una premessa per un nuovo buon governo. Il 2013 possiamo considerarlo anche il fallimento del Governo Letta. Staremo a vedere se questa proposta di legge elettorale, Italicum, darà i suoi frutti ma, a me non pare particolarmente brillante. In passato in Italia il bi-partitismo non ha funzionato, adesso che non c’è dicono che è necessario. Ma è così indispensabile formare questo bi-partitismo forzato?».
Dopo di che, ha preso la parola il politologo Daniele Vittorio Comero Esperto, Giornalista pubblicista, direttore del periodico “Civica”, membro del Comitato scientifico della Società Italiana di Studi Elettorali – SISE, lavora presso l’Osservatorio Elettorale a Milano, si occupa anche di statistica socio-demografica, membro delle missioni internazionali in Russia in occasione delle elezioni presidenziali (1991 e 1996), il quale, ci ha relazionato su l’Italicum che è l’esito dell’accordo Renzi-Berlusconi del 18 gennaio.
«Il “Porcellum” molto probabilmente prenderà il posto del “Porcellum” modificato dalla Consulta – afferma Comero – dicono che sia un sistema misto proporzionale, ma non lo è. E’ un maggioritario secco, dove la coalizione che prende anche un voto in più, come è successo per Bersani l’anno scorso, si prende il ricco bottino di 340 seggi alla Camera. Solo quello che rimane viene ripartito con un calcolo proporzionale tra tutte le altre liste che hanno superato le soglie di sbarramento. Su questo binario è stato messo l’Italicum, quasi a svolgere una funzione riparatrice del vecchio Porcellum. In pratica, con il ripristino del maggioritario, il grosso regalo di seggi al vincitore, con in più l’innalzamento delle soglie di sbarramento e della possibilità di uno strano secondo turno. Tanto per rendere l’idea delle conseguenze dell’una e dell’altra strada, vale la pena richiamare la vicenda di Cota sotto la Mole di Torino che proprio in questi giorni, è tornata alla ribalta. L’annullamento dell’elezione di Cota motivato con il fatto che fosse stato appoggiato da una lista circoscrizionale irregolare è un clamoroso fraintendimento della legge elettorale da parte dei giudici amministrativi. C’è da definire in modo corretto il sistema elettorale delle regionali, il “Tatarellum” del 1995 rivisto nel 1999, in uso in molte regioni tra cui il Piemonte, per trovare la spiegazione dell’errore. Se non si definisce correttamente il sistema si incappa in questi errori e si prendono lucciole per lanterne. Sul sistema delle regionali, come per il “Porcellum”, non vi è dubbio che sia un sistema maggioritario secco, non si può discutere su questo aspetto. In contemporanea la legge prescrive che ci sia anche l’elezione del consiglio regionale, sulla stessa scheda, con le candidature raccolte in liste circoscrizionali (il riparto dei seggi è fatto con la vecchia legge del 1968, che è di tipo proporzionale, ma è solo un riparto seggi dopo che è stata definita la maggioranza, per il residuo dei seggi di minoranza). Il fatto che all’interno della coalizione di maggioranza salti una lista, come quella contestata di Giovine, che ha avuto un seggio, ha come unico effetto quello di mettere a disposizione della altre liste di maggioranza, ammesse al riparto dei posti in consiglio, un seggio in più. Meno che mai l’invalidamento delle elezioni del presidente Cota, perché c’è una barriera invalicabile tra le due formule elettorali (Presidente e Consiglio). Il prossimo 11 febbraio alla Camera riprenderà la discussione sull’Italicum, contemporaneamente il Consiglio di Stato dovrà decidere se accordare la sospensiva della sentenza del TAR di annullamento delle elezioni del Piemonte. Potrebbe esserci un ravvedimento generale, anche se tardivo, nel dare la giusta interpretazione delle nostre arzigogolate leggi elettorali, anche per il Piemonte».
Credo che i due politologi abbiamo dato delle spiegazioni esaurienti, che si possono trovare anche nel libro “Ricostruire la democrazia. La tela di Penelope delle riforme elettorali”, dove ci sono molti chiarimenti relativi ai sistemi elettorali.