FEDE E FIDUCIA, ELEMENTI NECESSARI PER UNA SOCIETA’ MIGLIORE

Il nuovo libro di Enzo Bianchi analizza a fondo i motivi per cui, nella società odierna, si è persa la fiducia-fede nel prossimo. Il discorso sulla fede deve riguardare tutti: credenti e non

LORENZO BRUNETTI – 26.06.2013

«Perché è possibile credere in Dio? Non ci sono certamente prove della sua esistenza ma c’è forse un Dio affidabile, del quale con molta umiltà si può dare testimonianza?» Enzo Bianchi ci guida in un sentiero pieno di domande, risposte certe ma anche dubbi dato che «credere contiene in sé il dubbio, perché non appartiene all’ordine del sapere, bensì a quello della convinzione».

Il nuovo libro dello scrittore di Castel Boglione – più noto, in verità, come priore della comunità monastica di Bose – (Fede e fiducia, Einaudi,  pp. 89, 10 euro) è una sorta di collage di straordinaria efficacia, in cui si susseguono idee, opinioni, citazioni che convergono in un’unica direzione: quella fede-fiducia o, meglio ancora, fiducia-fede (dato che solo col riacquistare prima fiducia in sé stesso e negli altri l’essere umano potrà tornare a credere in Dio), sulla quale è incentrata l’intera opera di Bianchi.

La crisi della fede, quindi, è una crisi che prima di tutto riguarda l’incapacità dell’uomo di guardare con fiducia alla società, di sperare nel futuro e quindi di fare affidamento su Qualcuno.

Lo scrittore piemontese entra in un’analisi molto profonda della società odierna. Dalle sue righe emerge in primo luogo una forte critica alla dicotomia che si crea tra credenti e non credenti. Ciascuna “fazione” dovrebbe comprendere l’altra e esserne in qualche misura complice, non screditarla a priori. Dal punto di vista dei credenti i non credenti possono essere un’occasione di ripensamento sulla propria fede. D’altra parte, «credere è un incredibile bisogno presente in ogni uomo, di ogni tempo e di ogni cultura». Credere e non credere fa parte della libera scelta concessa all’uomo da Dio. È un esercizio di libertà perché la fede è a disposizione del cuore di tutti gli uomini.

E come, per superare la crisi, dovrebbe instaurarsi fiducia reciproca tra i  credenti e  non credenti in Dio, così all’interno di noi stessi è necessaria la creazione di una sinergia tra fede e ragione. Da un lato l’intelligenza è capace di credere e, dall’altro, non esiste fede che non sia pensata. Entrambe devono cercarsi, sono come due fonti energetiche che si intersecano in modo dinamico e quando viene meno una deve esserci l’altra che ci fa tornare sui nostri passi. L’autore, che ha molto a cuore questa concezione, osserva che Benedetto XVI nel suo magistero ha insistito molto sulla ragionevolezza della fede, convinto che quest’ultima senza l’uso della ragione si trasformi in superstizione e fanatismo.

Per spiegarci che cosa si intenda con “aver fede”, lo scrittore ci fa l’esempio di Abramo, il “padre dei credenti”, il quale «chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava » (Eb 11,8). «Si fidava della parola ricevuta, anche se non sapeva dove questa lo avrebbe condotto. Il suo viaggio e la sua fede erano più importanti della meta, egli ascoltava la voce di Dio che proveniva dal profondo del suo cuore, la quale rafforzava la sua convinzione».

Una delle grandi qualità di Enzo Bianchi è la modestia. Egli non si sente un innovatore e un rivoluzionario riguardo all’argomento che tratta: infatti fa largo uso di citazioni dei Vangeli, della Bibbia e di svariati personaggi illustri. Inoltre nell’introduzione Bianchi ricorda che aforismi e riflessioni del libro sono anche il frutto di incontri avuti recentemente con vari pensatori italiani e francesi, con i quali ha dialogato e si è confrontato. La sensazione che ci pervade è che l’autore si senta come un piccolo e umile studioso il quale, dopo aver messo insieme tanti granellini di esperienza, è in grado di fare considerazioni importanti ma anche di capire che ciascun uomo, grazie alla propria fede e alla propria intelligenza, sarebbe in grado di imboccare lo stesso percorso già intrapreso da lui.

Il messaggio finale che ci arriva consiste nel fatto che l’uomo deve credere in sé stesso, nell’amore e nella realtà che lo circonda. È ancora possibile avere fiducia  nella bellezza del mondo, e pensarlo come una degna dimora per i nostri figli e nipoti.

Bianchi ci illustra, con questo breve gioiello di letteratura e spiritualità, quale sia il cammino che dovrà condurre l’uomo prima ad avere fiducia negli altri e, successivamente, a trovare la fede in Dio.